Arte e Design. Design è arte
MAGA
a cura di Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni
in corso fino al 2 marzo 2024
Arte e design. Design è arte è un progetto che Philippe Daverio ha scritto insieme al MAGA nel 2009, dopo due anni di ricerca e confronto sulle collezioni del museo e sui protagonisti che hanno determinato svolte significative nella relazione, appunto, tra arte e design. Nel 2024, in occasione dei trent’anni di fondazione della sezione Design del museo, il MAGA attualizza quel progetto organizzando una grande mostra dedicata al dialogo tra arti visive e design che ha caratterizzato gli anni tra il secondo dopoguerra e lo scorcio del secolo scorso.
La mostra, a cura di Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni, è un’avventura di instancabile innovazione e sperimentazione, in costante dialogo con le arti visive, una rassegna visionaria e ambiziosa che intreccia la produzione artistica, l’oggetto di design e dialoga, da una prospettiva estetica ed etica, col fare artistico della modernità.
Mirella Bentivoglio è presente nella sezione Dalle libertà personali alle libertà politiche, con il pannello Immagini e parole, ideato nel 1991 per il Premio Gallarate, appartenente alle collezioni del Museo; e con due prestiti dal MART di Rovereto, Lo specchio del cuore della consumatrice ubbidiente, 1975; e Ti amo, 1970, collage appartenuto alla storica collezione di poesia visiva di Tullia Denza.
[ All’edizione del 1991 del Premio Gallarate dedicata alla poesia visiva, vennero invitati gli esponenti storici dei movimenti tra linguaggio e immagine, ai quali si richiedeva di partecipare con un’opera del passato ed una più recente; vi venivano invitati anche gli operatori nuovi, che andavano ingrandendo le fila degli indirizzi verbovisivi, cui veniva richiesto di aderire all’esposizione mediante un lavoro attuale. Anche Mirella Bentivoglio era stata invitata all’iniziativa, ma le veniva richiesto di presentare un solo lavoro, e dunque di partecipare come se fosse una artista recente, e non una esponente storica del movimento. Decise di fornire una lettera esplicativa, che riepilogasse la sua attività professionale e, non avendo ricevuto alcuna risposta, si decise a trasformare quella lettera e alcune immagini di cataloghi cui aveva fatto riferimento, in un opera “nuova” da presentare. Mostrò i segni della sua precedente attività come “stracci”, trasferendo su tela quelle testimonianze un po’ sfilacciate (la lettera e le copertine di cataloghi) per la composizione di un pannello, dal titolo, appunto, Immagini e parole, che costituiva la partecipazione al Premio Gallarate; aderendo effettivamente con una sola opera attuale, capace però di riassumere la sua posizione storica, il suo passato creativo. Solo una personalità segnata dalla fusione di critica d’arte e operatività estetica avrebbe potuto pensare di presentare un’opera creativa fondata sull’esposizione di materiale documentativo. Ed essendo di fatto una risposta reattiva, provocatoria e in contrasto, incarnava perfettamente lo spirito polemico della poesia visiva: rispettava la richiesta (una sola testimonianza attuale), ma il risultato “voltava” quella richiesta “di segno”, la contestava facendosene beffa. Rosaria Abate, da scheda dell’opera Immagini e parole, Archivio Bentivoglio]