marmo, porcellana, carta
Anna Maria Lelli, Frances K. Pohl, Krystyna Wasserman, The Visual Poetry of Mirella Bentivoglio, con antologia critica, De Luca Editore, Roma, 1999
La bugia, 2005
The Visual Poetry of Mirella Bentivoglio, Washington, The National Museum of Women in the Arts, 1 marzo -12 giugno 1999, Istituto Italiano di Cultura, 2-31 marzo 1999
Un libro-oggetto donato dall’artista al Museo delle Donne di Washington (NMWA). Si tratta di un lavoro dove la componente femminile è finemente espressa dalla scarpa, che in questo caso si sostituisce al segno dell’origine e della materia, legandosi alla parte maschile, istituzionale, sintetizzata nel volume. E i libri in questo caso sono due: uno è quello in marmo, sul quale la scarpa è adagiata in diagonale, l’altro è in carta, con le pagine aperte, sfogliabili, ma prive di scrittura; questo piccolo libricino diventa la fibbietta decorativa della scarpa, il suo ornamento. Il materiale della scarpa (porcellana) si intona perfettamente ai colori della superficie del libro di marmo, e anche ai bordi delle paginette di quello in carta. Mirella Bentivoglio entra in modo autoreferenziale nel titolo, identificandosi con Cenerentola: ma non le resta la piccola scarpetta di cristallo, bensì una scarpa della misura simile al numero per calzature indossato realmente dall’artista. Non è la prima volta che Mirella Bentivoglio tira in ballo i suoi piedi, a proposito di poesia. Nell’azione Scrivere coi piedi (1977), nella quale il suo piede è fotografato nell’atto di scrivere con un pennarello tra le dita, intendeva commemorare una lapide alla scrittura poetica (tradizionale). “Bisogna usare i piedi nel senso che c’è bisogno di camminare per fare poesia”, era solita dire. E in questo modo, infatti, esprimeva quella scelta che si andava spesso verificando nell’ambito sperimentale, per cui la scrittura e la poesia venivano condotte fuori dalla pagina, nell’ambiente, nelle performance, nelle azioni di partecipazione dell’arte relazionale; e il libro, privo di scrittura, come nel caso dei due volumi inseriti in questo lavoro, diveniva infine autonomamente significante, veicolo di se stesso. Rosaria Abate