ferro, alluminio, latta
all'interno, in basso, data e firma
La bugia, 2005
Il nome di questa tipologia di libri-oggetto deriva da quello della fabbrica ligure “Litolatta” in cui, negli anni Trenta, vennero confezionati i libri futuristi di latta, primi volumi realizzati in materiale atipico. A differenza di quegli antesignani del libro sperimentale, queste creazioni della Bentivoglio indicano un diverso approccio alla costruzione di un’opera: non più pagine progettate e litografate, ma “trovate” sulla strada, fornite dal caso, e portatrici dei segni della loro provenienza consumistica. Pagine esistenziali, pressate dalle ruote delle macchine ai bordi dei marciapiedi. Sulla copertina è posto come un sigillo, al centro della faccia esterna, un tappo metallico di una bottiglia di bibita, anch’esso schiacciato, e applicato alla rovescia, in modo che se ne veda l’interno. In questa realizzazione, sono utilizzate esclusivamente lattine di Coca Cola, con l’inconfondibile colore rosso che Mirella Bentivoglio aveva già adottato ne Il cuore della consumatrice ubbidiente. Interessante inoltre come Mirella Bentivoglio rintracciasse un rapporto riecheggiato tra bottiglia e pagina nel noto calligramma quattrocentesco di Rebelais, La bouteille: “è il mondo del consumo corporale che ironicamente si sposa al mondo della parola, in contrasto e riscatto”. Rosaria Abate
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