carta fatta a mano, piume d'uccello, paglia, penne, uovo in onice, metallo
terza di copertina, in basso, data e firma: "88 bentivoglio";
pagina precedente, in basso: "Penne di volatile (non di scrittore)./ Il libro del pollaio, libro povero"
La bugia, 2005
È un libro tessile, come Mirella Bentivoglio era solita definire quei volumi-oggetto centrati sull’intreccio e sulla trama, spesso rivolti ad adottare striscioline di carta, giunchi, elementi vegetali intersecati, metaforizzanti la scrittura del testo letterario mediante l’impiego della tessitura. In questo caso i materiali poveri, le piume, la paglia, l’involucro di carta fatta a mano, vengono messi in relazione con l’ambiente dimesso del pollaio, le cui penne non sono quelle della scrittura, ma dei volatili. L’uovo, nel richiamare contestualmente sia la poetica di simboli dell’artista sia la covata delle galline, presenta una chiazza sulla superficie in onice, come una screziatura sul piumaggio di un gallinaccio o una patacca sporca. E trasforma il libro in nido, nascondiglio, ricovero fertile e materiale; intiepidito rispetto all’astratta immagine di codice istituzionale. Interessante notare come il pollaio sappia evocare due parole suggestive nella produzione dell’artista: gabbia e oca. Rosaria Abate