collage di carta
fronte, a sinistra: 'La firma'; a destra: 'io', data
Stelio Rescio, Intervento. Capitolo Secondo, Savona, Edizioni del Brandale, 1977
Bruno Rescio, Mirella Bentivoglio, una poetica del significante, Edikon, Roma, 1979
Mirella Bentivoglio – La poesia fatta pietra, edizioni Coopedit, Macerata, 1984
Renato Barilli, Maria Grazia Tolomeo, Mirella Bentivoglio. Dalla parola al simbolo, con antologia critica, De Luca, Roma, 1996
La bugia, 2005
Mirella Bentivoglio – La poesia fatta pietra, Macerata, Pinacoteca e Musei Comunali, febbraio 1984
Mirella Bentivoglio. Dalla parola al simbolo, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 10-28 ottobre 1996
Si tratta di un collage mediante il quale l’artista dispone su un fondo nero la sagoma del suo cognome, ritagliato da un grande facsimile di banconota, e incompleto, poiché privato del dittongo finale “io”, posto invece nel convenzionale spazio della firma, in basso, verso il bordo della superficie. L’opera è dunque da ritenersi una identificazione del lavoro con la firma; ma nello stesso tempo si tratta di una identificazione mutila, perché è “io”, l’artista, ad essere assente. Si compone di tre firme, o meglio il concetto di firma è coinvolto su tre livelli: il primo è il titolo; il secondo è il cognome-valore di scambio, mutilato; il terzo è la firma autentica dell’opera, soggettiva, ma anche pluralistica perché chiunque può riconoscersi in quel dittongo privo di riferimenti personali. Si tratta infatti del ritratto di una assenza: con tre pseudo-firme, la firma vera non c’è. Spiegava l’artista: “Io sono chi mi ha mutilato il nome, messo la firma al posto dell’opera, messo la banconota dentro il nome, messo il dittongo al posto della firma; io sono l’individuo che può esprimere la sua libertà solo attraverso la contraddittorietà, e rompe le regole del gioco per un lavoro che sta al gioco”. Mirella Bentivoglio aveva esposto l’opera insieme a Merdification nella mostra personale al Brandale di Savona (1976): due soli lavori per una esposizione dedicata al ruolo identitario dell’artista con il proprio prodotto, tanto che la mostra personale era intitolata Bentivogl/io. Rosaria Abate
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