serigrafia su carta giapponese
fronte, p. d. a. e firma a destra, titolo e data a sinistra
- collezioni private
Umbro Apollonio e Renato Barilli, Bentivoglio, Schwarz, Milano, 1971
Bruno Rescio, Mirella Bentivoglio, una poetica del significante, Edikon, Roma, 1979
Mirella Bentivoglio – La poesia fatta pietra, edizioni Coopedit, Macerata, 1984
La bugia, 2005
Bentivoglio, Milano, Galleria Schwarz, 1971-72
Mirella Bentivoglio – La poesia fatta pietra, Macerata, Pinacoteca e Musei Comunali, febbraio 1984
È la visualizzazione grafica della parola lumaca, trascritta in ordine inverso. Ossia le lettere percorrono il ricciolo dell’inseparabile abitazione dell’animaletto, la cosiddetta chiocciola, e al centro di questa parte la spirale: una “a”, l’ultima della parola lumaca; le altre unità alfabetiche che costituiscono il nome rappresentano tutto il corpo del lento invertebrato. La “l” iniziale, tracciata per ultima, corrisponde ai corni della lumaca: le piccole antenne. La carta giapponese, pelosa, simula l’erba, soprattutto nella versione verde. Quella eseguita in color avorio è percorsa da strisce biancastre che sembrano alludere alle bave lasciate dalla lumaca nel suo strisciare. E’ interessante notare come nella realizzazione visuale, la scelta di replicare i caratteri non conferisca un effetto dinamico, tipico della velocità, bensì suggerisce proprio la lentezza: il corpo della lumaca che si allunga e si estende nel suo incedere flemmatico. Rosaria Abate